Ayrton e Dio


Ayrton Senna fu il primo e forse unico pilota a portare Dio in pista.

Scelta non facile, dato che quando si parla di un argomento così profondo come la propria fede ci si espone parecchio; non si sta dando un giudizio su una mescola di gomme o su una gara andata male. Si sta parlando del personale, dell'io intimo, tirando inoltre in ballo qualcuno o qualcosa di grande; serve coraggio.

Ayrton parlò per la prima volta della sua fede dopo la vittoria del primo titolo mondiale, in una intervista lampo realizzata mentre tornava dal Giappone.

"E' molto difficile parlare di Dio, è molto difficile sentire Dio. Io ho avuto il privilegio di avere questa esperienza. E' successo nel gran premio del Giappone all'ultimo giro della corsa. Il giro che mi avrebbe dato finalmente la vittoria nel campionato. Ho cominciato a ringraziare, ringraziare e ho sentito la sua presenza.
L'ho visualizzato, l'ho visto, è stata una cosa speciale nella mia vita, una sensazione enorme. E' un fatto che ho inciso nella la mia memoria e che porto dentro di me. Penso che sia un privilegio che pochi hanno o che hanno avuto."


Spesse volte Ayrton venne criticato dai suoi colleghi per dichiarazioni di questo tipo; in particolare ci fu un botta-risposta con Prost dopo Suzuka 1989, in cui il francese sostenne che Ayrton era convinto di poter guidare rischiando continuamente la vita soltanto perchè credeva in Dio.
Ayrton rimase molto colpito da questa dichiarazione, e rispose testualmente:

"Solo perchè credo in Dio e ho fede in Lui non significa che sono immortale, che sono immune dai pericoli, come è stato detto da qualcuno. Ho paura di farmi male come chiunque altro, specie in formula Uno, dove il pericolo è costante."



Qui in basso la foto della sua tomba nel cimitero di Morubi in Brasile: